La relazione, condizione indispensabile nella cura: l’incontro pubblico all’interno del festival del Buon Vivere

Si consolida il rapporto fra la nostra associazione e il Festival del Buon Vivere, a riprova che il messaggio lanciato nella scorsa edizione dell’evento ideato da Monica Fantini ha colto nel segno. Il concetto che lega due realtà apparentemente lontane è semplice: anche l’esperienza della malattia inguaribile vissuta in un contesto di Cure Palliative può essere considerata un “Buon Vivere”, se connessa con relazioni umane positive.
E di questo se ne è parlato lo scorso 26 settembre durante l’incontro “Insieme. La relazione che cura”, promosso dalla nostra associazione proprio all’interno del Festival del Buon Vivere, con la partecipazione dell’attrice Lella Costa.

 

“La cura nei confronti del malato – ha affermato in apertura Monica Fantini – non può non svilupparsi in una forte e positiva relazione; ne sono un esempio gli Hospice, che, grazie ai valori che stanno alla base delle Cure Palliative, hanno assunto i connotati di luoghi di accoglienza e speranza”.

 

Un concetto espresso anche dal dott. Marco Maltoni, direttore dell’U.O. Cure Palliative dell’AUSL Romagna e referente della nostra associazione: “Nonostante il termine palliativo – ha spiegato – non esprima nel sentore comune un concetto molto positivo, va ricercato il suo significato reale, che deriva dal latino ‘pallium’, ovvero mantello, che sta a rimarcare quanto la nostra azione quotidiana sia una sorta di protezione che si sviluppa innanzitutto tramite una profonda relazione con la persona malata ed i suoi famigliari. La sfida delle Cure Palliative, poi, sta nel fatto che devono contagiare tutta la medicina, fino a farla diventare, come sosteneva l’ideatrice degli Hospice Cicely Saunders, un luogo di vita, dove è possibile fare un cammino umano. Negli Hospice questo percorso si sviluppa con una compagnia che coinvolge professionisti, volontari, malati e famigliari, al fine di trasformare il non-senso della malattia in una maturazione umana che dia senso alla vita. Questa comune umanità si basa anche su un forte coinvolgimento dei professionisti (OS, infermieri, medici, psicologici) che, in sinergia fra loro, rendono possibile un approccio accogliente. Solo in questo modo si può affermare che in Hospice possa accadere qualcosa di bello, perchè non si rimane soli, ma si vive l’esperienza della compagnia umana”.

 

L’importanza della relazione e dell’amicizia è emersa con forza anche dalla testimonianza di Davide De Santis, presidente dell’ass. La Mongolfiera.
“La mia vita e quella di mia moglie – ha raccontato – è cambiata in maniera decisa quando, a seguito di una ecografia nel 2008, venimmo a sapere che qualcosa non funzionava nella crescita delle due bimbe che lei aveva in grembo. Un medico ci consigliò di effettuare un aborto selettivo, salvandone una a scapito dell’altra che non riusciva ad alimentarsi. Decidemmo di non seguire questo consiglio e di portare avanti la gravidanza, con un grande interrogativo: perchè proprio a noi? La chiave per raggiungere un equilibrio ci fu offerta da diversi amici, che, di fatto, non ci hanno dato una risposta a quella domanda, ma ci hanno preso per mano, ci hanno caricato sulle loro spalle, accompagnandoci nel nostro percorso. Le nostre figlie sono nate: Teresa sanissima e Simona con una seria disabilità. Amarle così come erano è stato il valore che ci ha guidato in tutti questi anni. Dal desiderio di sostenere le famiglie con figli disabili è nata l’idea di costituire l’associazione La Mongolfiera, che oggi è di supporto, grazie a raccolte fondi di varia natura, ad oltre 150 famiglie”.

 

Lella Costa, nel corso dell’evento ha proposto diverse letture, fra cui alcune tratte dal Piccolo Principe ed altre sulla sofferenza umana e la terza età.

 

Società Italiana Cure Palliative

Federazione Italiana Cure Palliative

Associazione Medicina e Persona

Club ‘L’inguaribile voglia di vivere’

Hospice Forlimpopoli

Hospice Dovadola

Opera Pia Zauli

IRST